Il pittore Afro Libio Basaldella nacque a Udine il 4 marzo 1912, ultimo di tre figli, i quali intraprenderanno tutti la carriera di artista. Probabilmente grazie all’influenza dei due fratelli più grandi, Mirko e Dino, Afro ebbe un inizio precoce e a soli sedici anni, ancor prima di diplomarsi in pittura nel 1931, espose alla I Mostra della Scuola Friulana (1928); mentre l’anno seguente è presente alla XX Esposizione dell’Opera Bevilacqua La Masa. Lo stesso 1929 riuscì ad ottenere una borsa di studio dalla Fondazione Marangoni di Udine, che gli consentì di soggiornare a Roma, dove conobbe Mario Mafai e Scipione.  Nel 1932 è a Milano insieme al fratello Mirko, dove ha l’opportunità di frequentare lo studio di Arturo Martini. A seguito di questa esperienza formativa inizia a farsi conoscere partecipando a numerose esposizioni, come le Quadriennali romane e le Biennali di Venezia, mentre nel 1935 ottiene la sua prima personale presso la galleria Il Milione di Milano.

Negli anni Cinquanta la sua carriera si apre a quella che può considerarsi un’ampia e proficua parentesi americana, che lo vide consacrato a livello internazionale. Nel 1950 si trasferisce a New York grazie all’aiuto dell’amico Corrado Cagli, che lo mette in contatto con la Catherine Viviano Gallery; e quindi nel 1955 partecipa alla collettiva itinerante “The New Decade: 22 European Painters and Sculptors” tenutasi al MoMA, ed ottiene una personale alla Washington University di Saint-Louis. Apice del suo successo americano è il Premio Guggenheim ricevuto a New York nel 1960.

A partire dagli anni Settanta, con l’aggravarsi dei problemi di salute, intensifica la sua attività grafica a scapito di quella pittorica. Nel 1971 riceve il premio Presidente della Repubblica dall’Accademia di San Luca di Roma, e dopo alcuni anni d’insegnamento all’Accademia di Firenze, nel 1973 si trasferisce a Zurigo, dove muore nel 1976.

Riconosciuto come uno degli esponenti principali della pittura informale italiana unitamente ad Alberto Burri e Lucio Fontana, la poetica figurativa di Afro, inizialmente dedita ad una dimensione evocativa ed intimistica da, a partire dalla metà degli anni Quaranta si farà attrarre dalle correnti postcubiste, approdando ad una nuova sintesi lineare e utilizzando una composizione a collage. Particolarmente influente sulla sua pittura si rivelò anche il periodo veneziano come insegnante di mosaico, da cui trasse la sensibilità per una luce di fondo radiosa e abbagliante, particolarmente evidente nel dipinto Paese giallo del 1957, acquistato dal Guggenheim Museum.