Lo scultore Bartolomeo Cavaceppi nacque a Roma intorno al 1716 da una famiglia di umili origini, entrando giovane nello studio del francese Pierre Etienne Monnot ed iniziando già intorno al 1729 ad eseguire i primi interventi di restauro su sculture antiche. A partire dal 1732 lo scultore iniziò a seguire i corsi dell’Accademia di San Luca distinguendosi nei concorsi che venivano organizzati in seno a quest’ultima.

Suo primo e importante mecenate fu il cardinale Alessandro Albani, che come noto dopo aver venduto una parte consistente della sua collezione (le opere della seconda vendita costituirono il nucleo fondante del Museo Capitolino, inaugurato nel 1734), riprese a collezionare statue antiche da sistemare nella sua villa sulla Salaria. Per quest’ultimo Cavaceppi restaurò, tra le altre, le Canefore. Successivamente lo scultore fu particolarmente attivo nel restauro delle sculture del Museo Pio-Clementino, tanto che nel 1770 papa Clemente XIV lo insignì dell’ordine dello Speron d’oro.

Nel 1768 lo scultore compì un viaggio in Germania in compagnia di Winckelmann, il bibliotecario del suo primo mecenate cardinal Albani, dove ebbe occasione di fare la conoscenza dello scultore Johan Tobias Sergel.

Appassionato collezionista di pezzi antichi, Cavaceppi fu particolarmente attivo anche nel mercato dell’arte legato al Grand Tour, ed è noto che fu in affari con Gavin Hamilton e Thomas Jenkins, tra i principali referenti per i viaggiatori inglese. Lo studio dello scultore era considerato un vero e proprio “museo” da intendenti e appassionati, come poté constatare lo stesso Winckelmann dopo avervi fatto visita; e quando all’inizio dell’ottavo decennio del secolo venne aperta Casa Cavaceppi in via del Babuino, le stanze d’esposizione vennero visitate da personalità d’alto rango provenienti da tutta Europa, tra cui Maria Cristina d’Austria, Goethe – che nel 1788 ammirò particolarmente due calchi delle statue colossali di Monte Cavallo -, Pio VI, Sofia Albertina di Svezia. Il 7 luglio 1782 Cavaceppi divenne membro dell’Accademia di San Luca. Le ambizioni dello scultore possono riassumersi nella monumentale opera in tre volumi costituita da 180 incisioni destinata ad illustrare le sue opere e i pezzi da lui restaurati dal titolo Raccolta d’antiche statue, busti, bassirilievi ed altre sculture restaurate da Bartolomeo Cavaceppi scultore romano (1768-1772).

Morì a Roma il 9 dicembre 1799, lasciando un legato testamentario in favore dell’Accademia di San Luca, ma dopo alterne vicende e in seguito all’occupazione francese della città, i suoi beni andarono dispersi.

Cavaceppi dedicò gran parte della sua attività al restauro di sculture antiche, guadagnandosi il sostegno delle più importanti personalità e acquisendo una fama internazionale, poiché fu in grado di cavalcare con lungimiranza l’ondata che seguì all’innalzarsi vertiginoso della “febbre per l’antico”. Ne sono un lampante esempio le numerose sculture in terracotta di piccole dimensioni che replicano famosi originali antichi, che fungevano da calchi per future fusioni in bronzo, poi acquistate da ricchi grand tourists. Come per il collega Albacini, anche in questo caso sono scarse e di carattere non “pubblico” le poche opere d’invenzione note dello scultore. La Galleria Carlo Virgilio ha potuto trattare alcuni busti in terracotta raffiguranti imperatori, tra cui Nerva, Tiberio e Settimio Severo, che testimoniano una delle fasi di lavoro degli scultori-restauratori del tempo. Cavaceppi sapeva trar profitto dalle opere da lui restaurate o per le quali gli veniva richiesto un parere o una stima: avendo il privilegio di frequentare in maniera diretta i pezzi, lo scultore ne realizzava difatti delle copie in terracotta che poi venivano tradotte in marmo e a grandezza naturale con finalità commerciali, come accaduto nel caso dei famosi Centauri Furietti, le repliche dei quali furono acquistate da Jacob More per conto del conte Frederick Hervey di Bristol (Londra, Spencer House).