Lo scultore Giuseppe De Fabris nacque a Nove, in provincia di Vicenza, il 19 agosto 1790, figlio dell’allora direttore della fabbrica di porcellane Antonibon, Gioacchino, che presto si accorse della sua inclinazione nel modellare la creta. Nel 1806 la famiglia si trasferì a Vicenza, dove al De Fabris  vennero impartite lezioni di disegno da Giacomo Ciesa, prima di stabilirsi nel 1808 a Milano, dove fu mandato a bottega dallo scultore Gaetano Monti. Quando il padre decise di lasciare Milano per fare ritorno in patria, lo scultore decise di inseguire la propria passione e di proseguire gli studi artistici, riuscendo in seguito a frequentare l’Accademia di Brera grazie all’appoggio del conte Giacomo Mellerio. Lo scultore si fece subito notare per le straordinarie doti plastiche, e il suo Coriolano – di ubicazione ignota – ricevette l’unanime plauso accademico e venne premiato dal governatore, prima di vincere nel 1813 il primo premio di scultura con un Sansone e il leone (terracotta, Milano, Galleria Civica d’Arte Moderna). Al 1811 risale la prima commissione ufficiale del De Fabris, quando realizza il San Napoleone da collocarsi sulla seconda guglia nel fianco destro del duomo. Nel 1814 lo scultore si trasferì a Roma con un pensionato dell’Accademia braidense, trovando nell’Urbe terreno fertile per esprimere al meglio le proprie potenzialitĂ  espressive e scalare le tappe di una carriera pregevole. Dopo aver vinto il Concorso dell’Anonimo del 1815 con un Nettuno, si susseguirono senza soluzione di continuitĂ  prestigiose commissioni, a partire dal busto di Gian Giorgio Trissino del 1817 per la serie dei personaggi illustri del Pantheon – per la quale lo scultore realizzerĂ  nel 1823 anche quello di Antonio Canova su istanza di Leone XII – fino alla realizzazione nel 1840 del San Pietro collocato presso la basilica Ostiense, fatto trasportare nel 1857 da Pio IX ai piedi della gradinata della basilica omonima. Ma a Roma De Fabris si fece apprezzare soprattutto per la produzione di monumenti funebri, come quello di monsignor Ugolino Mannelli Galilei in San Giovanni dei Fiorentini, del cardinal Fontana a San Carlo dei Catinari e quello della Contessa di Robilant in Sant’Andrea della Valle, scolpiti tutti tra il 1821 e 1824. Ma i piĂą notabili interventi in tal senso furono il Monumento funebre di Leone XII commessogli nel 1836 da Gregorio XIV per la basilica vaticana e la Tomba di Andrea Palladio, del 1845, nel cimitero monumentale di Vicenza.

Assai prestigioso si dimostra anche il cursus honorum del De Fabris: nominato membro onorario dell’Accademia di San Luca nel 1820, fu Ă rcade a partire dal 1823 con il nome di Mirone Smirneo, reggente perpetuo della Congregazione dei Virtuosi del Pantheon (1831), coadiutore alla direzione dei Musei e Gallerie pontificie dal 1832 divenendone direttore nel 1837.

Morì a Roma il 22 agosto 1860.

Soprattutto durante i primi anni del soggiorno romano l’esperienza figurativa del De Fabris è manifestatamente influenzata dal rigore formale e dal calibrato monumentalismo di Canova, come dimostra il modello del Milone Crotoniate (gesso, 1820, ubicazione sconosciuta), ampiamente derivato dalla colossale opera del bassanese rappresentante Ercole e Lica. Lo scultore tuttavia, nonostante le lodi ricevute in merito all’opera, dovette convivere con la frustrazione di non poterne mai vedere la traduzione in marmo, poichĂ© Pio VIII, che inizialmente avrebbe voluto collocarla presso Piazza del Popolo, venne poi scoraggiato dai costi troppo elevati, cosicchĂ© De Fabris nel 1854 decise di farne dono allo Zar.

In una fase piĂą avanzata della sua evoluzione stilistica il linguaggio dello scultore si aprì verso le nuove istanze puriste, come testimonia il Monumento a Torquato Tasso, iniziato nel 1829 ma tradotto in marmo solo negli anni ’50 e collocato nella chiesa di Sant’Onofrio per diretta intercessione di Pio IX.

Testimonianza preziosa della pratica di lavoro dello scultore sono i due bozzetti in terracotta che la Galleria Carlo Virgilio ha avuto il privilegio di proporre, rappresentanti Paolo e Francesca e Raffaello e la Fornarina, del 1830 ca., che mostrano gli interessi del De Fabris verso soggetti tipicamente romantici, declinati attraverso un sentimentalismo a cui fa da contraltare il plasticismo calibrato e sobrio delle forme.

de fabris: raffaello

Giuseppe De Fabris – Paolo e Francesca e Raffaello e la Fornarina

GIUSEPPE DE FABRIS  (Nove, Vicenza 1790 – Roma 1860)  Paolo e Francesca  1830 circa  Bozzetto in terracotta, h cm 19,5  Iscritto a penna sotto la base: “Fabris Giuseppe / discepolo di Canova Antonio / nel 1833 era reggente dell’Accademia dei Virtuosi al Panteon”          Raffaello e la Fornarina  1830 circa  Bozzetto in terracotta, h cm 16,5  Iscritto a penna sotto la base: “Fabris Giuseppe / discepolo…