Nato a Lucera, in provincia di Foggia, il 29 novembre 1904, il pittore Emanuele Cavalli appartenne ad un’abbiente famiglia con un passato glorioso dedita al collezionismo d’arte. Dal 1913 al 1921 il giovane compì gli studi presso il collegio dei Padri Gesuiti di Mondragone, per poi trasferirsi a Roma sotto l’egida del fratello Alessandro, dove si iscrisse all’Istituto Artistico Nazionale. Poco dopo Cavalli prese a frequentare lo studio di Felice Carena, in seno al quale ebbe modo di fare amicizia con Giuseppe Capogrossi e Onofrio Martinelli, iniziando a risiedere ad Anticoli Corrado.

Nel 1926 il pittore partecipò per la prima volta alla Biennale di Venezia con i dipinti Autoritratto, Ritratto della sorella Letizia e una Natura morta, rassegna alla quale sarĂ  presente con regolaritĂ , mentre l’anno seguente partecipò insieme a Capogrossi e Di Cocco all’esposizione tenutasi presso la pensione Dinesen, occasione in cui conobbe Mafai, Longhi e Berenson.

Nel 1928 Cavalli si spostò a Parigi su invito di Martinelli, che lo aveva preceduto, frequentando il gruppo di artisti italiani, tra i quali figuravano De Pisis e De Chirico, mentre con Fausto Pirandello e Di Cocco espose alcune opere al “salon Bovy”.

Al 1933 risale la stesura, insieme a Capogrossi e Melli, del “Manifesto del Primordialismo plastico”, che seguì alle importanti mostre allestite presso la Galleria di Roma sul finire del 1932 e la galleria Il Milione all’inizio dell’anno seguente. Nel dicembre di quello stesso anno Cavalli fu presente alla Mostra di Quattro Pittori Romani (con Cagli, Capogrossi e Sclavi) organizzata alla galleria Jacques Bonjean di Parigi e presentata da Waldemar George, che per la prima volta utilizzò l’espressione “Ecole de Rome”. Il 1939 fu per l’artista un anno ricco di successi, testimoniati dalle personali allestite alla galleria Leonardo da Vinci di Firenze e alla galleria La Zecca di Torino, culminante con la partecipazione, su invito, alla III Quadriennale di Roma.

Nel 1945 il pittore partecipò, vincendolo, al concorso per la cattedra di pittura dell’Accademia di Belle Arti di Firenze che era stata di Carena, ma quando nel 1949 non gli venne rinnovato l’incarico, seguì per l’artista un periodo di profonda crisi. Frustrato anche a causa dell’emergere e dell’affermarsi dell’arte astratta, lo stesso Cavalli distrusse molte opere realizzate negli anni precedenti. Nel 1952 al pittore venne assegnato l’incarico di fotografo ufficiale da parte della Sovrintendenza ai Monumenti di Firenze e fu invitato alla VII Quadriennale di Roma, mentre l’anno seguente ottenne il premio acquisto de “Il Fiorino”.

Morì a Firenze il 15 marzo 1981.

Tra i protagonisti della “Scuola romana” e raffinato interprete del tonalismo, al quale diede un significativo apporto teorico, Cavalli si rese partecipe di una ricerca figurativa dalla spiccata accentuazione spirituale e filosofica. Riflessioni votate ad un’astrazione concettuale, liberamente mutuata dalle opere di Piero della Francesca, possono cogliersi in dipinti come La sposa (olio su tela, 1934, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna), che deve molto anche alle ricerche atmosferiche di Giorgio Morandi.

In opere come Natura morta con mele cotogne e vaso (olio su tela, 1948 ca.) transitata presso la nostra Galleria, il pittore si occupò invece delle riflessioni sul rapporto tra musica e pittura, che occuparono gran parte della piena maturità della sua carriera artistica.