Giulio Aristide Sartorio - Collina con pecore al pascoloGiulio Aristide Sartorio - Butteri e bufali nell'agro romanoGiulio Aristide Sartorio
(Roma 1860 – 1932)

Collina con pecore al pascolo

Disegno a lapis Conté, lumeggiature a biacca e tocchi di sanguigna su cartone, mm. 485 x 650

Firmato in basso a sinistra a tempera bianca: G A Sartorio; sul verso: n. 19 con timbro della R.a Dogana di Roma 3 nov. 00 (1900) n. 6

Bibliografìa: Roma 1933, p. 48 n. 42, tav. XXIII.

Butteri e bufali nell’Agro romano

Disegno a lapis Conté, lumeggiature a biacca e tocchi di sanguigna su cartone, mm. 480 x 646

Firmato in basso a sinistra a tempera bianca: G A Sartorio; sul verso: timbro della R.a Dogana di Roma 3 nov. 00 (1900)

La data 1900 riportata sul timbro della Regia Dogana di Roma accosta questi due studi grafici di Sartorio alla serie delle nove acqueforti incise su rame fra il 1892 e il 1896 (Cipriani 1980, pp. 82-83, nn. 82-90). Simile è la scelta dell’inquadratura e il punto di vista leggermente obliquo che rende mobili i piani prospettici. Lo studio delle trasparenze atmosferiche e dei controluce rientra a pieno titolo nel gruppo di pastelli e disegni degli anni Novanta del XIX secolo incentrati sui temi della campagna romana che rimarranno una costante della produzione del pittore ancora nelle tele degli anni Venti. Il taglio compositivo in particolare, tutto giocato sulle vibrazioni luminose dei piani, è partecipe dei risultati che Sartorio propose al pubblico nell’Esposizione di In Arte Libertas del 1891 e poi alla Biennale di Venezia del 1914 (Cataldi Villari 1987, pp. 70-71). Diego Angeli e Luigi Serra riconobbero a Sartorio la capacità di osservare la “Campagna qual è veramente senza abbellimenti retorici e senza lenocini romantici” (Angeli 1914); animali e paesaggio resi nella loro essenzialità dall’energia grafica del segno e dalla vibrazione luminosa tradotta dalla sottile griglia dei grigi misura la distanza con l’intonazione veristica di Malaria del 1883 documentando, insieme alle vedute di paesaggio di questo periodo, la maturata esperienza del soggiorno parigino del 1889 con Francesco Paolo Michetti e la riflessione sull’esperienza dei paesaggisti di Barbizon, ma anche e forse soprattutto il viaggio in Inghilterra e lo studio di Constable e Turner.

In particolare il secondo studio di paesaggio con il gruppo di butteri e bufali si caratterizza per la spessa materia chiaroscurale e per l’energia plastica del segno, elemento questo che contraddistingue l’opera grafica di Sartorio: i paesaggi (Veduta di Norimberga del 1896) e gli studi di Bufali (1890 ca.) la cui originalità venne messa in risalto da Serra nel 1914 presentando gli studi di animali del pittore risalenti allo scorcio dell’ottocento e ai primi anni del Novecento (cfr.Cipriani 1980, pp. 74, n. 56; 77, n. 64). Le diagonali dello spazio e la partitura delle lontananze del paesaggio trovano un punto di forza nell’asimmetrico gruppo di uomini e animali sulla destra in cui si concentrano le linee di tensione dei piani dello spazio infondendo un carattere monumentale alla figurazione. Il rilievo ottenuto dalla robusta grafia chiaroscurale partecipa della sintesi espressiva sperimentata dal pittore nelle sculture presentate per la prima volta al pubblico nel 1901 a Venezia e che giungerà a travalicare il dato naturale nella resa della pura tensione vitale, apparentabile, nei risultati alla ricerca dell’americano F. Remington inAbbeveratoio tragico del 1925 o nel Carro dell’aurora del 1930 (Cipriani 1980, pp. 71, n. 44; 117, n. 245).

Serenella Rolfi

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