Italo Campagnoli - Ritratto di Karl Wilhelm Diefenbach

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Italo Campagnoli
(Mirandola 1859 – Sorrento 1931)

Ritratto di Karl Wilhelm Diefenbach

1904

Bronzo, cm 58 x 21 x 21

Firmato e datato sulla base: ITALO CAMPAGNOLI / CAPRI 1904

L’opera testimonia della vasta attività dello scultore emiliano, vissuto in povertà e trovato morto sulla riva d’un fiume, presso Sorrento, nel 1931. Formatosi all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove è allievo di Salvino Salvini, Campagnoli inizia la sua migrazione verso sud trasferendosi inizialmente a Firenze per studiare le opere dei grandi maestri del Rinascimento italiano. Si reca poi a Roma, trascorrendo un anno nello studio di Giulio Monteverde. Dopo numerosi viaggi in Italia e all’estero, si stabilisce definitivamente a Capri, continuando ad esporre, dal 1880 al 1910, le proprie opere alle principali esposizioni italiane ed internazionali. Campagnoli è autore di opere mitologiche, busti, monumenti funerari, ritratti, figure di genere, medaglioni in cera, marmo, terracotta e bronzo; una produzione andata interamente dispersa ad eccezione delle statue decorative di gusto liberty eseguite per la facciata della Galleria Umberto I a Napoli (1900 ca.), e della Tomba Ferri al Cimitero della Certosa di Bologna (Negri Arnoldi 1974; Panzetta 1994, v. 1, p. 73; Salvagnini 1997). Se nel 1888 espone a Bologna la statua colossale di Pier Crescenzio per la facciata del palazzo dell’Esposizione, sappiamo che egli si dedica soprattutto allo studio dal vero e al ritratto, ritraendo in busto i propri familiari, ma anche Wagner, Vincenzo Gemito, il ministro Pasquale Stanislao Mancini, il medico Rizzoli, il professore Quirico Filopanti, i poeti Vittori, Golfarelli, Scorzoni (Giannelli 1916, pp. 535-538; Ricci 1981).

Inseritosi a Capri nell’ambiente degli artisti stranieri, Campagnoli ritrae Karl Wilhelm Diefenbach (1851-1913), pittore e fotografo tedesco autore di paesaggi visionari dell’isola sulla scia di Böcklin. Grande viaggiatore, antimilitarista, vegetariano, naturista, Diefenbach era considerato un “santone” per le sue stravaganti abitudini, quali quella di bagnarsi nudo nel mare di Capri (Todisco 1988). Nudo lo ritrae Campagnoli, ispirandone la figura al celebre Cristo della Minerva di Michelangelo, modello che appare interpretato con notevole naturalismo e vigore plastico. Del modello è ripreso il classico contrapposto fra la gamba sinistra portante, e la destra a riposo, arretrata; ma le proporzioni appaiono con evidenza corrette dallo studio dal vero. La posa della figura michelangiolesca appare “naturalizzata” nel gesto di sorreggere il capo chino con la mano sinistra, le cui dita affondano nella guancia. Il modellato del volto è fortemente espressivo, con grandi occhi dall’incavo profondo; la fronte segnata da rughe; i folti baffi e i capelli ricadenti dietro la schiena in due lunghe ciocche. Al “classicismo” e al “naturalismo” derivati dalla formazione accademica bolognese, l’opera di Campagnoli sembra unire un gusto eclettico per la rivisitazione dei modelli del passato e del presente: dal classicismo di Michelangelo al naturalismo del Bernini, passando attraverso Benvenuto Cellini; dall’intensità del modellato di Ercole Rosa alle eleganti figure dell’ex maestro Monteverde, per giungere all’interpretazione “sublime” del non finito michelangiolesco data da Rodin. Pieno d’energia, il bronzetto ci mostra la cultura aggiornata ed europea d’un misconosciuto interprete attento e curioso della scultura dell’inizio del Novecento.

Alessandra Imbellone

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